Evasione tariffaria e tagli al Tpl, la risposta del Presidente Bragaglio

Con riferimento ad alcune lettere pubblicate nei giorni scorsi sul Giornale di Brescia, a partire da quella firmata dalla signora Flavia Gavezzoli dello scorso 29 luglio in cui sono state avanzate obiezioni sugli aumenti tariffari decisi dall’Agenzia del TPL di Brescia, il Presidente dell’Agenzia del TPL di Brescia tiene a esprimere alcune precisazioni, qui di seguito riportate:

         ”  Mi preme anzitutto sottolineare che gli aumenti che saranno effettuati a partire dal primo di settembre riguarderanno il trasporto pubblico extraurbano; essi vengono stabiliti con una formula matematica (un “algoritmo”, predefinito dalla Regione Lombardia) che determina i criteri dell’adeguamento necessario a recuperare l’aumento di costo di alcuni fattori.

In ogni caso, segnalo che dal 2015 non si sono avuti aumenti tariffari e che quelli che entreranno in vigore sono pari all’1,32%, valore che si traduce in un aumento da 5 a 9 euro all’anno (ovvero da 40 a 75 centesimi al mese) con riferimento ai “classici” abbonamenti integrati annuali che oggi costano, rispettivamente 432, 524 e 628 euro. Per opportuna informazione ricordo che gli abbonamenti corrispondenti a queste fasce chilometriche generano circa l’85% dei ricavi imputabili agli abbonamenti (fasce chilometriche B, C e D) – annuali o mensili che siano.

Tale limitato incremento fa seguito alla deliberazione regionale del 10 luglio 2018, a cui sarebbe stato possibile contrapporre uno slittamento temporale dell’applicazione dell’adeguamento tariffario. L’Agenzia si è invece attenuta ad una precisa logica di equilibrio di bilancio che essa considera preferibile rispetto ad una scelta opposta. Strada, quest’ultima, che nella sfera pubblica è spesso la più praticata. Ovvero, quella di rinviare l’aumento tariffario nel tempo e magari porlo sulle spalle degli amministratori pubblici successivi. Spesso tali criteri hanno prodotto veri e propri “buchi” di bilancio a cui poi sono necessariamente dovuti seguire “scatti tariffari” spropositati.

In proposito, infatti, va precisato che i ricavi dei titoli di viaggio venduti nella formula contrattuale in essere (il cosiddetto “net cost”) tra l’Agenzia che programma i servizi – subentrata dal luglio 2016 alla Provincia di Brescia – e le Aziende che li svolgono vengono introitati dalle Aziende. L’eventuale decisione di soprassedere all’adeguamento tariffario comporterebbe entro l’anno in corso un esborso compensativo di circa 280.000 euro da parte dell’Agenzia (cioè l’equivalente dell’1,32% sul monte ricavi annuale complessivo delle Aziende in questione che si aggira sui 21 milioni di euro). La quale, non avendo fonti proprie di finanziamento, sarebbe costretta a ridurre i servizi in misura corrispondente per ottenere la quantità di risparmi da conseguire, cioè ad attuare un’ulteriore manovra di “ridimensionamento”, di ordine pari a quella purtroppo già messa in atto in questo periodo estivo per far fronte alle difficoltà di bilancio complessive che gravano sull’esercizio 2018.

Al contrario, l’Agenzia ha preferito decidere per un modesto adeguamento nell’immediato, in modo da consentire una “compensazione calibrata” di risorse economiche per le Aziende, a fronte dell’aumento del costo dei fattori produttivi, risorse che garantiscano che le Aziende stesse continuino a mantenere un qualificato livello di servizio nonché un adeguato riconoscimento delle prestazioni del personale.

Nelle lettere pubblicate si fa inoltre riferimento all’opportunità di subordinare l’aumento delle tariffe al contrasto dell’evasione tariffaria.

Va detto in proposito che il tasso di evasione, per quanto riguarda la realtà bresciana è contenuto, sia per il senso civico della clientela sia in relazione all’impegno coerente e determinato, da tempo attuato delle diverse Aziende che operano sia a livello urbano sia sulle linee extraurbane (Brescia Mobilità, Brescia Trasporti, Gruppo Arriva) nel contrastare l’evasione, anche in ragione del loro proprio diretto interesse economico connesso alla formula contrattuale del “net cost” sopra richiamata che pone il “rischio commerciale” del servizio in capo all’Azienda affidataria del medesimo. A titolo informativo, riguardo al TPL urbano cui si riferiscono le considerazioni nella lettera della signora Gavezzoli, il tasso di evasione si è dimezzato nel quinquennio 2013-2017 scendendo al 2,9%, a fronte di un costante aumento dei controlli nel corso degli anni (+ 85%) che ha interessato nel 2017 quasi un milione di viaggiatori.

Non di meno penso che le sollecitazioni avute dalle lettere meritino comunque ulteriori risposte in modo tale che forme di evasione del pagamento del biglietto trovino una ancor più incisiva iniziativa sia per quanto riguarda l’Agenzia del TPL di Brescia che per quanto riguarda le Aziende. Da parte nostra c’è l’impegno affinché gli ulteriori interventi vengano resi pubblici in modo tale da rendere evidente da una parte l’impegno dei soggetti gestori e dall’altra anche quella di creare nell’opinione pubblica un atteggiamento di riprovazione nei confronti dell’evasione tariffaria. Ne è un esempio, la pratica sbagliata che sta prendendo piede anche a Brescia con cui a fine corsa alcuni viaggiatori lasciano in alcune stazioni del Metro a disposizione di chiunque li prenda biglietti già usati (ma ancora validi entro il limite temporale dei 90 minuti): è una forma non legale che mira a eludere il pagamento di un servizio della collettività di cui si usufruisce e che rappresenta un fenomeno altamente diseducativo e naturalmente censurabile sotto il profilo civico”.

 

 

 

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